
Quando qualcuno vuole denigrare il mondo del Multi Level Marketing, spesso parla di sistemi piramidali o di Schema Ponzi.
Dire che tutti i network sono delle truffe è ovviamente sbagliato, ma è senza dubbio importante saper distinguere le aziende e le iniziative serie da quelle potenzialmente a rischio.
Sul mio blog promuovo il network marketing, ma questo non significa che qualsiasi azienda che usa questo modello distributivo sia seria e affidabile.
Le mele marce esistono, ci sono in tutti i settori.
Per capire bene cos’è lo Schema Ponzi e perché si tratta di una vera e propria truffa, basta studiare un po’ di storia.
Chi era Charles Ponzi, come gli è venuta l’idea del suo celebre “schema”, come l’ha messa in atto e cos’è successo a lui e chi ha truffato?
Cominciamo subito!
Cerco di rispondere riassumendo brevemente alcune tappe dell’avventurosa vita di questo discusso e discutibile personaggio, che è entrato e uscito più volte di prigione e ha ispirato per decenni generazioni di truffatori in ogni parte del mondo.
Chi era Charles Ponzi
Charles Ponzi, o meglio (com’era registrato all’anagrafe) Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, è probabilmente il truffatore più famoso della storia e manco a dirlo era italiano.
Riusciamo sempre a farci conoscere nel mondo…
Nato a Lugo, in provincia di Ravenna, nel 1882, Carlo che in seguito cambiò all’estero il suo nome in Charles, trascorse l’adolescenza a Parma e si iscrisse all’Università La Sapienza di Roma, per poi abbandonarla e imbarcarsi per Boston.
Come molti italiani in quegli anni cercò fortuna oltre oceano e per certi versi ci riuscì.
Arrivato negli Stati Uniti nel 1903, Ponzi impara l’inglese e inizia a sbarcare il lunario svolgendo vari lavori lungo tutta la East Coast.
Inizia a fare il lavapiatti e in seguito diventa cameriere in un ristorante, ma viene licenziato dopo poco con l’accusa di aver imbrogliato alcuni clienti dando loro un resto errato.
Già dalle sue prime esperienza lavorative quindi appare chiaro come non fosse una persona seria, onesta e affidabile.
Nel 1907 Ponzi decide di lasciare gli USA e di trasferirsi in Canada, dove diventa consulente in un istituto bancario specializzato nel gestire i risparmi degli immigrati italiani come lui.
Il Banco Zarossi garantisce interessi sui depositi molto elevati, pari al 6% e per farlo usa i depositi di capitali effettuati dai nuovi correntisti.
Alla fine la banca fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro raccolto.
Proprio la truffa di Zarossi, di cui Carlo divenne amico e collaboratore, con ogni probabilità ispirò il futuro Schema Ponzi. PS: non perderti l’articolo Network Marketing illegale o legale? Tutto quello che devi sapere! Clicca qui.
Charles resta in Canada, ma desidera tornare in USA e per farlo, visto che è al verde, ruba del denaro, falsificando la firma su un assegno rubato. Viene però scoperto e finisce in carcere per 3 anni.
Dopo il suo rilascio, avvenuto nel 1911, torna negli Stati Uniti, viene però coinvolto in un traffico di immigrati clandestini provenienti dall’Italia e finisce nuovamente in prigione, questa volta ad Atlanta, per 2 anni.
Tornato in libertà raggiunge nuovamente la città di Boston dove incontra una ragazza italiana che diventerà in seguito sua moglie nel 1918.
Ponzi ha decisamente il pallino per gli affari (rigorosamente loschi) e ne fa parecchi, tra le sue tante attività si dedica anche alla scrittura di una guida commerciale, che contiene varie inserzioni e gli indirizzi di diverse attività.
Questa guida poteva essere ordinata e veniva spedita all’indirizzo del richiedente.
In USA non ebbe particolare successo, ma un giorno Ponzi ricevette una lettera da una società spagnola interessata a questa sua iniziativa. Nella busta c’era anche un Buono di risposta internazionale (IRC), che non aveva mai visto e gli fece presto venire un’idea.
Il buono si poteva cambiare col francobollo da applicare alla lettera di risposta.
Dato il diverso costo della vita in Spagna rispetto a quello degli Stati Uniti, il buono spagnolo valeva di meno rispetto al francobollo americano. Gli accordi postali internazionali prevedevano però che i buoni, anche se di differente valore, tra i diversi paesi, potessero essere scambiati sempre con francobolli del medesimo valore.
I buoni internazionali avevano infatti proprio la funzione di pagare i costi postali tra soggetti residenti in stati con un diverso costo della vita.
Ponzi intuisce subito che acquistando i buoni in Spagna o Italia e cambiandoli negli Stati Uniti, poteva guadagnare su ogni transazione effettuata (eccaallà).
L’alta inflazione del Primo dopoguerra aveva diminuito in modo considerevole il costo dell’affrancatura in Italia, quindi facendo acquistare i buoni nel nostro Paese e scambiandoli con francobolli statunitensi, era possibile guadagnare non poco sulla differenza degli importi.
Ponzi inviava denaro in Italia, faceva acquistare gli IRC ad alcuni suoi contatti e se li faceva spedire negli Stati Uniti, dove li cambiava con francobolli statunitensi, arrivando a guadagnare anche il 400%.
Diversamente da varie iniziative portate avanti negli anni da Ponzi, questa non era illegale (o meglio non era prevista e regolamentata).
Molti tra amici, conoscenti e colleghi di Ponzi iniziarono ad investire su questa idea e il buon Carletto prometteva loro un rendimento del 50% in appena 90 giorni.
Che genio eh?!
Questa intuizione funzionava e Ponzi decise di fare le cose per bene, aprendo una società, la Securities Exchange Company, per promuovere il suo sistema, anche attraverso il lavoro di agenti che venivano pagati con generose provvigioni sui clienti acquisiti.
Nel febbraio 1920, il capitale di Ponzi ammontava a circa $5.000 e a marzo dello stesso anno arrivò a ben 30.000 dollari, cifra molto importante per l’epoca. Ponzi inizia ad assumere sempre più agenti per raccogliere fondi, in particolare dalle aree del New England e del New Jersey.
Chi investe sul suo sistema guadagna bene e in tempi spesso rapidi, naturalmente la notizia si diffonde velocemente, oggi potremmo dire in modo virale.
Dopo aver raccolto circa 420.000 dollari Ponzi inizia a depositare il denaro nella Hanover Trust Bank, con l’obiettivo di prenderne il controllo. A luglio arriva ad avere diversi milioni depositati e alcune persone arrivano ad ipotecare le loro case pur di investire nella compagnia fondata dall’immigrato italiano.
Ponzi incamera grandi quantità di fondi senza particolari sforzi, inizia a vivere sempre di più nel lusso, ma in realtà la compagnia non è affatto in buona salute.
La bolla sta per esplodere e nel farlo farà molto rumore.
L’ascesa e la caduta di Charles Ponzi
Fino a questo punto la storia di Charles Ponzi potrebbe sembrare una storia di successo.
Un immigrato italiano che dopo qualche falsa partenza e alcuni problemi con la giustizia, ha trovato l’idea vincente e apparentemente legale, per guadagnare molto e far guadagnare anche chi c’ha creduto e investito (spesso, almeno all’inizio altri immigrati come lui).
In realtà le cose sono molto diverse e la storia decisamente non finisce con un lieto fine.
Mister Ponzi acquista degli immobili, ma non ha abbastanza denaro per pagarli e viene citato in giudizio.
Alla fine riesce a vincere la causa, ma l’attenzione della gente e dei media si concentra su di lui e sulla sua rapida scalata al successo.
In tanti si chiedono come abbia fatto, in pochi anni, a passare da nulla tenente a milionario.
È il perfetto esempio del sogno americano o nasconde qualcosa di poco chiaro?
È un uomo d’affari geniale o solo un losco traffichino?
Alcuni investitori scappano dalla Securities Exchange Company e Ponzi li salda senza problemi. Tutto sembra funzionare e anche la stampa americana parla in modo positivo di Ponzi e del suo modello di investimento, che è sempre più sulla cresta dell’onda.
Intorno al 1920 Ponzi riesce a raccogliere mediamente 250.000 dollari al giorno, una cifra enorme oggi, assolutamente clamorosa all’epoca.
Non tutti però sono convinti che si stia muovendo in modo legale ed etico. Un redattore del Boston Post decide di andare più a fondo e indagare.
Anche lo Stato del Massachusetts non ci vede chiaro e mette sotto indagine la sua società. Per qualche tempo non emergono particolari problemi, ma in realtà il tracollo finanziario è sempre più vicino.
Clarence Barron, noto analista finanziario dell’epoca, viene contattato dal Post allo scopo di esaminare lo Schema Ponzi, ed evidenzia come nonostante i rendimenti elevati offerti agli investitori dalla Securities Exchange Company, Ponzi non sta reinvestendo nella sua società.
Inoltre l’azienda avrebbe dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni Postali di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolo appena 27.000.
Anche sul margine lordo di profitto nella compravendita di ogni buono ci sono non pochi dubbi.
I conti insomma non tornano…
Escono vari articoli sui giornali, che avanzano un numero crescente di dubbi sulla sostenibilità dello schema ideato da Ponzi e molti investitori decidono di abbandonarlo, facendogli sborsare circa 2.000.000 di dollari in soli tre giorni.
Lui lo fa senza apparentemente battere ciglio.
Anche i dirigenti delle Poste Americane fanno la loro mossa e annunciano un cambiamento nei tassi di conversione postale, cosa che non avveniva da prima dell’inizio della guerra.
Ponzi nonostante tutto continua ad accumulare sempre più soldi, ma ad aumentare sono anche le passività della sua azienda.
Il truffatore vuole sembrare onesto e continua a rimborsare gli investitori che lo desiderano.
Nel frattempo aveva anche assunto un agente pubblicitario che lavorasse sulla sua immagine.
Ponzi aveva già capito l’importanza del personal branding, ma un articolo uscito sul giornale nel quale si afferma che è sull’orlo della bancarotta segna per lui l’inizio della fine.
Gli agenti federali irrompono nella sede della sua società e ne ordinano l’immediata chiusura, assieme a quella della Hanover Trust Bank.
Poco dopo Ponzi viene arrestato e accusato di 86 differenti frodi.
Nonostante questo alcuni dei 40.000 investitori che avevano creduto in lui continuano a sostenerlo e se la prendono con gli ispettori federali.
Nel novembre del 1920 Ponzi viene dichiarato colpevole di frode postale e condannato a cinque anni di reclusione in una prigione federale.
Viene rilasciato dopo tre anni e sei mesi e nuovamente condannato ad altri nove anni dalle autorità dello stato del Massachusetts.
In attesa del processo di appello, paga la cauzione e si trasferisce in Florida, dove con il falso nome di Charles Borelli, organizza una nuova truffa, questa volta nel settore immobiliare.
Per questa finirà nuovamente in carcere.
Le sue disavventure continuano anche nello stato del Texas, tanto che alla fine decide di fare ritorno in Italia.
Anche dopo aver fatto ritorno in patria Ponzi tenta di replicare il suo schema (ancora!), ma senza particolare fortuna. Lavora come traduttore e poi in una compagnia aerea.
Trascorre gli ultimi anni della sua avventurosa vita in povertà a Rio, in Brasile, dove muore dopo un ictus, nel 1949, lasciando un manoscritto incompiuto dal titolo “The fall of mister Ponzi” nel quale racconta la sua caduta, dopo il grande successo.
La connessione tra Network Marketing e Schema Ponzi
Ci sono in giro tanta disinformazione e ignoranza e non è raro quindi leggere cose tipo: “il network marketing è un truffa”, “il network marketing è uno schema Ponzi” e via dicendo.
Affermazioni di questo tipo non hanno senso e dimostrano unicamente che chi le fa non conosce il network marketing e neppure lo schema Ponzi.
Un cosiddetto Schema Ponzi, si ha solo quando si raccoglie denaro facendo iscrivere le persone ad un servizio, spesso del tutto inutile, facendole aderire a qualcosa che non offre loro nulla di concreto.
La famosa aria fritta.
Si pagano poi gli interessi solo ai primi investitori, usando i capitali di quelli che sono entrati in seguito nell’affare. Insomma, è una truffa dove pochi guadagnano sulle spalle di molti ingenui malcapitati.
Nel network marketing autentico ci sono prodotti e servizi e si guadagna prevalentemente dalla loro vendita e divulgazione.
Certo, si può guadagnare anche dall’attività di chi si è fatto iscrivere, ma solo se queste persone a loro volta vendono, producono e si danno da fare.
Non si guadagna solo perché entrano nel network. Insomma, sono cose profondamente diverse.
Poi che possano esistere network poco seri e che magari adottano proprio uno schema Ponzi mascherato questo sicuramente è possibile, ma non è la norma.
Ci sono aziende poco serie e truffatori in tutti i settori, ma questo non rende truffaldino quello che non è altro che un modello distributivo vero e proprio, ovvero il network marketing o MLM.
Lo strumento non va incriminato perché alcuni lo usano in modo criminale.
Spero che questo sia chiaro.
Lo schema Ponzi al giorno d’oggi
Sono passati 70 anni dalla morte di Charls Ponzi, ma ancora si parla del suo Schema, che spesso viene riproposto, in varie salse e varianti, anche online.
Siamo in presenza di uno Schema Ponzi, quando si raccoglie denaro e si pagano gli interessi ai primi investitori, usando i capitali di quelli che sono entrati in seguito nell’affare.
Come ovvio questo modello non è sostenibile.
In una piramide, costruita in questo modo, sono pochissimi ad arricchirsi, spesso solo l’ideatore dello schema ci riesce (e scappa poi col malloppo), chi entra in seguito nel sistema inevitabilmente perderà i suoi soldi.
La base della piramide viene truffata, il suo vertice guadagna molto in poco tempo.
Se vi propongono aziende dove non esiste un prodotto o un servizio, ma si guadagna unicamente invitando altre persone, c’è puzza di truffa, se poi vi chiedono anche un investimento per entrare e lo chiedono a tutti quelli che fate entrare sotto di voi, ecco che proprio di Schema Ponzi si tratta.
Non perderti questo articolo al riguardo: Quali sono le caratteristiche dei migliori network marketing? (con video).
Le aziende di network marketing serie, hanno prodotti reali e richiesti dal mercato, permettono di guadagnare anche senza avere distributori sotto di noi, quindi si tratta di qualcosa di profondamene diverso dallo Schema Ponzi.
È importane imparare a fare queste distinzioni, per non cadere in truffe e per capire che demonizzare il MLM tirando sempre in ballo Ponzi è una grande cazzata da ignoranti.
Spesso chi parla di sistemi piramidali o di Schema di Ponzi non sa assolutamente nulla su questo personaggio e sul metodo, senza dubbio truffaldino, che aveva ideato.
Come sempre documentarsi e studiare un po’ porta notevoli benefici e permette di avere una visione più chiare delle cose.
Per finire ti consiglio vivamente la lettura immediata di queste 3 guide importantissime, non perdertele!
- Come guadagnare davvero nel network marketing? I 6 passi con video!
- Network Marketing e Multi-level Marketing: la guida definitiva.
- Come avere successo nel network marketing: i 7 passi. (con video).
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Ciao e a presto, ci vediamo sul campo e in community!
E nel Blog, ovviamente 🙂
Riccardo Di Gasparro
Grande articolo!
Un po’ di vera informazione e non solite “opinioni”… Dovrebbero fare degli opuscoli dell’articolo da mandare in giro, per educare.
Grazie Riccardo,
Questo blog sta davvero contribuendo alla realtà del MLM in Italia, grazie per tutto quello che ti stai impegnando a fare per noi!
Grazie Champion! Vedrai che gran casino positivo che faremo! 🙂
Buongiorno Riccardo
mi hanno proposto di collaborare con un’azienda che si chiama Revilife….con un sistema di Network
nella sua semplicita’ un po complesso da scrivere
forse se hai 10min al tel mi piacerebbe confrontarmi….
Grazie
Giuseppe Buonanno
334 1049621
Ciao Giuseppe, purtroppo non posso ritagliarmi del tempo al telefono per ovvi motivi, ma se vuoi posso metterti in contatto con un Leader del mio team. Compila il form di iscrizione che trovi nel menù, cliccando sulla voce “Lavora con Riccardo” e sicuramente sarai ricontattato in max 48 ore. A presto!
Ciao Riccardo conosci 4Change?
Ciao Cb, credo di no.